martedì 26 maggio 2009

Le italiane vanno a spasso

Non sempre le italiane sono eleganti, a volte si vestono come se dovessero andare a rimorchiare, intendo, anche per andare al cinema, al ristorante o in pizzeria, magari con i figli, oppure al supermercato. Ne vedi parecchie, in genere tra i 30 e i 40 anni, esibire scollature a V fino all’ombelico, i grossi seni tirati su dai reggiseno imbottiti e prorompenti, oppure con scollature quadrate che spingono le tette tra loro evidenziando lo spacco in mezzo. E non importa se il decolletè è un po’ rovinato, magari da rughette che denunciano l’età over 40, oppure da macchie da eccesso di abbronzatura piccole, medie o addirittura fitte. Esibiscono orgogliosamente anche l’imperfezione, con un’aria da “tanti ci morirebbero per queste tette, con tutte le macchie”.

Quando non c’è la scollatura c’è la trasparenza, la maglietta nera lascia vedere tutto sotto, e senza problemi la signora si mette un reggiseno bianco che tutti possono vedere nei dettagli, fino al tipo di pizzo, forse gli esperti individuano anche la marca. Oppure la maglietta o la camicetta è lavorata e allora non c’è neanche il reggiseno, e questo vale soprattutto per i seni piccoli, per le prime o le seconde, che si intravedono, capezzoli compresi, dietro alla stoffa velata, scura, ma penetrabile alla luce.I capezzoli passano attraverso anche la stoffa, ma questo forse è involontario e capita anche a quelle che non partecipano a questo nuovo gioco di società.

Ai piedi indossano scarpe coi tacchi alti, qualche volta vertiginosi, soprattutto quei sandali super-sexy, formati da sottili strisce nere lucide che trattengono a malapena il piede, adornato per giunte da unghie smaltate, non solo il classico rosso, a volte nere, viola o blu. Dietro 10, anche 12 centimetri di tacco, che può essere anche a stiletto, di solito su scarpe alte a punta.

Immancabile il braccialetto alla caviglia, accessorio tra i più intriganti ed equivoci, quasi sempre un filo d’oro, a volte ornato d’argento, da araba, ultimamente anche rigido. Quelli d’oro poi li lasciano anche d’inverno, e traspaiono attraverso le calze chiare. E i braccialetti li portano anche donne insospettabili, quasi del tipo massaia. Il braccialetto: uno dei tanti accessori feticisti passati direttamente dal corredo della cortigiana a quello della donna piccolo-borghese.

C’è anche il dilagante tatuaggio, esibito sulle spalle, sul braccio, sul polso, e qui l’aspetto sexy è molto allusivo, ma anche sui glutei, e il disegnino occhieggia dal bikini alto della signora, probabilmente una impiegata, magari una dirigente, che pigramente prende il sole, sarà un piccolo regalo per il suo uomo, pensiamo, o proprio è parte della immagine che vuol dare di se, quel marchio sul sedere che rimanda, allude alla perversione masochista di “O”?

 E qualcuna, sempre senza vergogna, espone anche un tatuaggio sul seno, “che male”, pensano le altre donne, ma chissà, forse invidiano il coraggio spavaldo della loro collega. E se il tatuaggio si ferma, è per lasciare il passo al piercing, sugli ombelichi lasciati scoperti dalle camicette e dalle magliette troppo corte, rese ancora più corte non soltanto dai pantaloni a vita bassa, ma soprattutto dai reggiseno a balconcino che spingono in su i seni, facendo guadagnare 1-2 misure, e non è che quelle che portano la terza o la quarta si astengono dall’adottarli.

Sotto portano spesso i pantaloni, fasciati, a vita bassa od alta, stretch, incollati alle cosce che sempre meno esibiscono pappagalli ma anzi fianchi ad anfora non disprezzabili, e i glutei, anche se cellulitici, sono esibiti attraverso la stoffa leggera dei pantaloni, che niente nasconde. I pantaloni sono bianchi o neri, in tutti i casi lasciano vedere senza problemi il profilo delle mutande che, come minimo, sono sgambatissime, in grado di coprire si e no mezza chiappa. Ma più spesso sono tanga, perizomi, che si indovinano perfettamente nella parte sopra, dove si allargano in vita, e non c’è dubbio che si insinuano nel solco delle natiche.

E magari si tratta di mamme con i loro figlioletti intorno, che chiedono petulanti un altro gelato perché quello appena comprato non gli piace, mentre il marito parla di Formula 1 con il cognato o telefona con il cellulare. Come faranno a navigare accanto agli altri con la sensazione degli occhi maschili, ma anche femminili, sulle loro natiche tirate su dai pantaloni attillati, sulle mutandine minime in trasparenza, ondeggianti sui tacchi alti, il seno che quando si abbassano per pulire la bocca la figlio esce quasi dalla scollatura, anche per effetto del reggiseno pop-up? L’uomo che nel cinema affollato sta davanti a lei non manca di incollare lo sguardo, volente o nolente, ai due seni pendenti della giovane madre, probabilmente non un granché sodi e neanche abbondanti, ma esibiti così, vengono pensieri del tipo “attrazione fatale”.

E’ strano notare come tutti questi tipi di donne, che ti chiedi come possano andare in giro così seminude e provocanti, siano chiaramente non delle professioniste del sesso, al massimo donne disinvolte, ed invece la professionista, non necessariamente puttana tradizionale, magari attricetta, hostess, probabilmente slava, mantenuta di vario tipo dalla faccia da delinquente barra pappone che la accompagna, si individua subito da qualche particolare esagerato, dal trucco fuori moda, dai particolare non ben assortiti, loro non citano accessori mignotteschi, li vivono.

Quelle che portano la gonna oscillano tra minigonne a mezza coscia, nere, e spesso sono quelle di gamba forte, polpacci in evidenza, coscia forte. Le altre optano per gonne con lo spacco, in tutti i casi sedersi vuol dire mostrare completamente le cosce, in macchina, sulle sedie dei bar, sullo scooter, sulle poltrone delle sale di aspetto dei cinema, ma la cosa sembra che dia loro solo un imbarazzo minimo o nullo.

Le gambe sono nude, abbronzate fino ad autunno inoltrato. Poi arriva il periodo delle calze a rete, raramente color carne, più spesso nere o blu, comunque scure, insomma la calza a rete corredo tipico della entreneuse diventata accessorio di uso comune da diversi anni in qua. E l’effetto della calza a rete (che è sempre un collant) con la gonna che si solleva, e’ assicurato. E sotto? Certo non portano con le calze a rete mutandine bianche sloggi, possiamo immaginare il tanga e il sedere nudo fasciato e decorato dal collant.

Non mancano neanche le gonne lunghe, magari con scarpe basse, mocassini, Tod’s, o sandali bassissimi, ma gonne lunghe semi trasparenti, e sopra il seno in mostra, e l'’ombelico di fuori, non coperto dalla camicetta corta. E mettendosi artisticamente in controluce mostrano a tutti lo stacco di gambe sotto alla ampia gonna hippy, ancora più pregevole perché velato.

Per quale motivo si vestono così? Per alcune, poche, può essere un gioco sottinteso con il marito, un gioco vagamente esibizionista, ma la maggioranza lo fa in modo spontaneo, senza secondi fini, almeno immediati. Certo non vanno a rimorchiare, anche se la tenuta lo farebbe pensare, perché sono zavorrate dal fidanzato o marito e, spesso, dai figli. Certo non si uniformano al costume, come fanno magari a volte le ragazzine adolescenti, nel senso che anzi sembrano osare oltre quello che fanno le altre donne, cioè giocano a mostrare di più, a farsi guardare con un misto di invidia e di scandalo dalle altre.

Sono naturali, spontanee, neanche se ne accorgono (apparentemente) che stanno mostrando le loro beltà a mezza città, sotto l’occhio distratto del marito, neanche se ne accorgono o anzi sprezzano gli sguardi delle altre donne, quelle serie, che guardano sconcertate il loro look.
Probabilmente pensano, forse a ragione, che quegli sguardi non sono in realtà di riprovazione, ma di sorpresa interessata, sta venendo loro una nuova idea su come mostrare i seni, oppure stanno lottando con il desiderio di passare anche loro tra le esibizioniste e superare qualche residua timidezza, magari suggerita da una insufficienza di materia prima (che so, seno piccolo, gambe corte).
Con queste considerazioni in testa vanno avanti tranquille, noncuranti, impermeabili agli sguardi che sentono sulla nuca, declassati ad invidia o a desiderio impotente, che va sempre bene: “guardare e non toccare son cose da crepare”.
E dopo le vasche in centro, o al big cinema, o al centro commerciale, ritornano a casa un po’ frustrate, hanno replicato qualche carnevale della loro adolescenza (non necessariamente caduto in febbraio) e i tentativi di prendere il centro dell’attenzione, con i capelli rossi e verdi, con gli anelli alle sopracciglia, e ora che maneggiano più destramente la comunicazione non verbale, con il messaggio e il richiamo sessuale. L’importante per loro è sfuggire l’anonimato, ma tutto in modo molto implicito, molto automatico, senza progettare alcunché, con la stessa naturalezza obbligata con la quale il manager si mette il completo grigio, la camicia azzurra, la cravatta blu.


(Pubblicato originariamente il 8-7-2007)

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