mercoledì 27 maggio 2009

Il sabot

Intorno al 2006 i creatori di moda, sempre attenti all'apprezzamento dell'uomo occidentale verso i piedini delle sue donne, e alla propensione delle donne a suscitare sguardi e interesse da parte dei propri (o altrui) uomini, hanno pensato a qualcosa di innovativo, rispetto ai sempiterni tacchi alti.

Nasceva la versione sexy del sabot. Ispiratrice da una parte era la ciabattina da casa delle donne raffinate, quelle ciabattine di stoffa col tacco alto, spesso ingentilite da un fiocco o da un ciuffo, tipicamente presenti nel corredo delle giovani spose in viaggio di nozze (e subito dopo, ahimè, dimenticate in qualche armadio) , una mise ispirata alle mitiche cortigiane che vivevano il loro tempo più in vestaglia e ciabattine che in abiti da giorno. Le ciabattine, chiamate "pianelle coi tacchi alti" che portavano ai piedi O e le sue compagne durante il loro duro percorso educativo nel castello di Roissy.
L'altra ispirazione erano però le scarpe delle arabe, quelle scarpe chiuse davanti e aperte dietro, ottenute magari indossandole solo in punta e schiacciando il dorso con il calcagno (orrore).

Come ottenere qualcosa di sexy da questi materiali così vecchio stile e così poveri? Tanto per iniziare abbassando il tacco, che diventava di un paio di centimetri al massimo, ma piccolo, quasi invisibile, arretrato e nascosto. Poi riducendo al minimo la parte chiusa. In modo che solo la punta delle dita entrasse dentro la scarpa, lasciando in vista la "scollatura" delle dita stesse.
In questo modo si otteneva un effetto fortemente sexy non soltanto esibendo quasi tutto il piede della donna, ma anche richiedendole una camminata particolarmente sforzata e difficile. La volontaria che si autopuniva con queste scarpine (ma per sedurre gli uomini) doveva camminare tenendo a fatica le scarpe con la sola punta delle dita, dietro la scarpa era libera e doveva essere di nuovo indossata ad ogni passo, il tacco piccolissimo era un ulteriore elemento di difficoltà, ogni asperità dei marciapiedi doveva essere attentamente valutata. I diabolici creatori di moda avevano in pratica inventato una versione addolcita delle scarpe tremende delle cortigiane cinesi.
Ho sentito una ragazza che diceva divertita "sembra di camminare sulle uova!" ma indossava orgogliosa i suoi minuscoli sabot.

Impossibile, apparentemente, correre per prendere un autobus, o camminare distratte dal telefonino, o guidare, o appoggiare a terra i piedi dallo scooter senza lasciare la scarpina al semaforo (imitando Cenerentola).
Eppure le nostre dolci italiane hanno adottato in massa questi sabot sexy, e sono riuscite a fare tutto lo stesso. Diaboliche tentatrici.

Pian piano si è creata anche una variante. In fondo cosa c'è di più basicamente sexy che il piede assolutamente nudo? Camminare per una città a piedi nudi è un po' esagerato, l'effetto non è più tanto sexy, visto come si riduce il povero piede della signorina. Lo fanno ogni tanto le straniere a Roma, tormentate da scarpe troppo strette, poi in albergo striglieranno bene le estremità.

Ma si può simulare il piede nudo con un sabot senza tacco o con un anch'esso, realizzato. Solo una minuscola, bassissima, quasi inesistente, suola separa il piede nudo dalla rozza strada, dai marciapiedi e dall'asfalto bollente della città d'estate.

La parte chiusa del sabot poteva poi essere trasparente (mostrando così le dita in controluce) oppure ridotto al minimo, o a punta, come la ciabatta di una baiadera. Altrettanti trucchi per attirare l'attenzione su quelle incongrue calzature, più comode comunque dei sabot col piccolo tacco che le hanno precedute.

Quale sarà la prossima invenzione?
Pubblicato originariamente il 30-8-2007.

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