sabato 30 maggio 2009

Internet e l'universo glamour

Questo blog è dedicato a tutto quello che rende la donna ancora più bella, non soltanto alle calzature, anche se il ruolo preminente di una scarpina sexy nel potere di seduzione è fuori discussione.

E' interessante notare però, navigando in quel grande specchio collettivo che è Internet, quanto questo tema sia ampiamente trattato. I siti, i blog, i video su YouTube dedicati ai piedi e alle calzature femminili sono infiniti e si suddividono più o meno in due categorie: quelli che prendono spunto dal potere seduttivo di questo particolare per arrivare alla donna nel suo complesso (obiettivo anche di questo blog) e quelli più autenticamente feticisti, dove l'interesse è concentrato solo sul piede o, addirittura, sulla scarpa. Diceva infatti uno psicanalista che un uomo normale parte dal piede per arrivare alla donna, mentre il feticista punta alla scarpa e scarta la donna.


Nel primo tipo i più curiosi sono i siti dedicati a situazioni complicate per le donne in tacchi alti, e i siti dedicati a foto rubate (candid) di donne che indossano calzature sexy.
Un esempio è carstuckgirls. Una giovane donna, molto bella, alla guida di un'auto particolare (sportiva, vintage, SUV), elegantemente vestita e in tacchi alti, alle prese con un imprevisto: la macchina in panne. Non per un guasto, ma perché è finita nel fango, o nella neve, o nella sabbia, o in una enorme pozzanghera. Di solito per sua imperizia o imprudenza. A volte con un'amica. Per uscirne deve inevitabilmente affrontare l'ambiente ostile esterno con il suo abbigliamento assolutamente inadeguato.


Su questo tema di fondo i curatori del sito hanno sviluppato infinite varianti, con il supporto di numerose modelle - attrici. Si tratta infatti di video e relative foto realizzate ad hoc, il sito è americano e le modelle ovviamente USA, e quindi tipicamente molto belle. Da notare che i video sono a pagamento e la iniziativa non nasce da amatori (o non solo) ma ha uno scopo commerciale. Esiste quindi nel mondo un numero di appassionati a queste situazioni, disposti a spendere ed acquistare su Internet, abbastanza vasto da coprire i costi di un sito come questo. Costi non bassi, soprattutto per le riprese, noleggio (probabile) delle auto, lavaggio delle auto, tempo impiegato. Ancora più peculiare è che questo sito è soltanto uno di quelli dedicati a questa specialità.
La storia migliore è comunque quella della ragazza in Volkswagen bloccata tra la neve, mentre si sta facendo notte.


Il settore foto rubate (e video) è ricchissimo. Ci sono anzitutto molti appassionati di fotografia che mettono le loro foto in rete, spesso di persone ignare di essere fotografate, come si fa da sempre nella fotografia giornalistica o aneddotica. Ci sono volonterosi blogger che inaugurano siti "piedino fai da te" chiedendo alle visitatrici di collaborare inviando le loro foto (tanto il piede di solito, tatuaggi particolari a parte) garantisce un buon livello di anonimato. Ma ci sono anche siti esplicitamente voyeuristici (nel senso soft del termine) dedicate a immagini di donne impegnate nelle normali attività di tutti i giorni. Ma vestite in modo particolare o con ai piedi sandali o scarpe coi tacchi alti o stivali. Poi sono frequenti siti nati evidentemente per la passione di una donna o di una coppia e poi diventati o un punto di aggregazione per amatori del genere o addirittura una iniziativa imprenditoriale, con foto e video a pagamento, come quello ben noto della francese Estelle.

Tra questi uno dei più divertenti è quello linkato qui. E' un sito ricchissimo di foto, gratuite, dedicato a piedi e scarpe femminili. L'ignoto appassionato (o appassionati) che lo cura utilizza a volte tecniche particolari per rubare le foto (probabilmente macchina fotografica digitale con telecomando occultata in una borsa da appoggiare a terra), altre volte coinvolge direttamente la modella improvvisata che accetta di farsi riprendere per una serie di foto a lei e a come è vestita.
Il particolare divertente è che le foto sono tutte prese in un paese sudamericano, il Costa Rica, e ritraggono quindi donne di quel paese, o immigrate della vicina Colombia, vestite e calzate quindi in modo abbastanza cheap, e anche non sempre del tutto rispondenti ai nostri canoni estetici.
Fa piacere però vedere che il nostro superfluo occidentale è arrivato anche lì.
La cosa ancora più interessante sono i commenti sui soggetti, dei quali si cerca di scandagliare vita e motivazioni. Una meritoria attenzione alla donna che riscatta il voyeurismo di fondo. Escludo inoltre che ci siano delle modelle professioniste o transazioni commerciali.

Sul lato dei siti di ispirazione fetish c'è veramente di tutto. Sia gratuito, sia spesso a pagamento, indice di un mercato anche per le cose più strane. Una esplorazione esaustiva è difficile, anche perchè dopo un po' sopravviene un certo sconcerto, nel vedere come e dove si allontana dall'obiettivo l'immaginario maschile. In questo caso però senza provocare danni, se non alla salute mentale dei protagonisti.

Ci sono siti dedicati al footplay, riprese di donne impegnate a giocare con i piedi e le scarpe (quello che fanno di solito le donne quando nessuno le guarda: tolgono e riinfilano le scarpe, le fanno dondolare, strusciano i piedi ecc.), che diventano però piuttosto noiosi e ripetitivi dopo pochi secondi di visione. Ci sono siti dedicati a scarpe usate, altri a scarpe eleganti che vengono sporcate di proposito, nel fango o nella sabbia, o nella terra, ho visto anche una ignota modella che riempiva eleganti decollete di spaghetti e poi le indossava (!).

Altri sono dedicati a quello che finisce sotto alle scarpe (sempre quelle coi tacchi alti) in numerose varianti. La cosa che più colpisce è però la disponibilità delle donne ritratte ad assecondare queste bizzarre fantasie. Lo faranno per amore, per necessità, per soldi (non credo), o perchè anche loro hanno questa tendenza? O magari sono loro, in realtà, le organizzatrici? La regia della seduzione è sempre, a nostra insaputa, nelle mani delle donne?

Le foto: 1) un esempio che di tacchi a spillo indossati dove è vietatissimo (in barca a vela). La modella è Anna Kournikova; 2) Un po' di foto riprese dal sito sulle belle donne con l'auto in panne; 3) Una foto promozionale e gratuita dal sito di Estelle.

Pubblicato originariamente il 9-9-2007

giovedì 28 maggio 2009

Il ritorno del sandalo

Cosa ha riservato il 2007 alle donne che vogliono farsi ammirare e agli uomini che amano ammirarle?
I creatori di moda avevano dato fondo ormai a tutto il campionario delle trasgressioni fetish negli anni passati, alcune case avevano messo in commercio scarpe denominate addirittura come "stile dominatrix", quelle nere e chiuse con stringhe da tutte le parti, particolari in acciaio e così via (non ci piacciono), cosa rimaneva più da proporre?
Anche il sabot era stato esplorato in tutte le sue varianti e contaminazioni, addirittura incrociato innaturalmente con lo stivale da cowboy, o col mocassino.

Si poteva solo tornare al classico, e così, per fortuna, è andata: l'estate 2007 ha visto quindi il trionfo del sandalo. Su due direttrici hanno puntato i creatori di moda (e si sono tuffate le donne): il sandalo stile schiava, legato alla caviglia
e, all'opposto, il sandalo appena fissato al piede, con caviglia completamente libera.
Il primo puntava a recuperare il particolare da sempre intrigante della caviglia legata, che fosse da una stringa della scarpa o da una catenina. Chi non ricorda l'attrice Barbara Stanwyck che strega il suo assicuratore, nel classico film , capolavoro di Billy Wilder, La fiamma del peccato?
Alla mogliettina inquieta bastava mostrare quel semplice e insolito accessorio (erano gli anni '40) su sandali a tacco alto, per avere Fred MacMurray ai suoi piedi, amante e complice.

Perché il braccialetto alla caviglia o il legaccio alla caviglia è così intrigante? Perchè dà una idea di dominio, di piede incatenato, di schiava legata per non scappare, e il particolare ancora più inquietante è che questa sottomissione sembra (sembra) volontariamente scelta dalla donna. A beneficio di chi?

Quindi nell'estate 2007 il tema braccialetto alla caviglia è stato declinato in tutti i possibili modi, morbido come una stringa oppure rigido e legato stretto al tallone, arrampicato sulla gamba, di stoffa o di cuoio, legato con un nodo o chiuso con un cinturino. Con risultati a volte notevoli, altre volte troppo carichi, fino a farne perdere il potenziale.

All'opposto il principio dell'insicuro e instabile sabot (vedi altro post) è stato applicato al sandalo. Davanti solo minuscole stringhe, a volte infradito, consentono alle dita di "indossare" la scarpa, dietro, al tallone e alla caviglia, nulla, ma con l'aggravante del tacco alto, normalmente 8 cm, a volte meno, raramente di più.
Ma, ancora una volta e incredibilmente, con queste scomodissime scarpine le nostre donne sono riuscite a fare tutto, a andare in ufficio, in scooter, al supermercato, a guidare la macchina nel traffico intenso, a camminare sull'asfalto fuso dal sole dell'estate, a ballare scatenate in discoteca ... suscitando la nostra incontrastata ammirazione.

Sicuramente la scarpina più sexy dell'estate, discreta e adatta a tutte le occasioni, indossabile da qualunque donna, certo un po' scomoda, ma cosa non si fa per uno sguardo di ammirazione, o per fare contento il proprio uomo?
(Le foto esempio dei nuovi stili sono del catalogo http://www.yoox.com/)





Pubblicato originarimente il 5-9-2007

mercoledì 27 maggio 2009

Il sabot

Intorno al 2006 i creatori di moda, sempre attenti all'apprezzamento dell'uomo occidentale verso i piedini delle sue donne, e alla propensione delle donne a suscitare sguardi e interesse da parte dei propri (o altrui) uomini, hanno pensato a qualcosa di innovativo, rispetto ai sempiterni tacchi alti.

Nasceva la versione sexy del sabot. Ispiratrice da una parte era la ciabattina da casa delle donne raffinate, quelle ciabattine di stoffa col tacco alto, spesso ingentilite da un fiocco o da un ciuffo, tipicamente presenti nel corredo delle giovani spose in viaggio di nozze (e subito dopo, ahimè, dimenticate in qualche armadio) , una mise ispirata alle mitiche cortigiane che vivevano il loro tempo più in vestaglia e ciabattine che in abiti da giorno. Le ciabattine, chiamate "pianelle coi tacchi alti" che portavano ai piedi O e le sue compagne durante il loro duro percorso educativo nel castello di Roissy.
L'altra ispirazione erano però le scarpe delle arabe, quelle scarpe chiuse davanti e aperte dietro, ottenute magari indossandole solo in punta e schiacciando il dorso con il calcagno (orrore).

Come ottenere qualcosa di sexy da questi materiali così vecchio stile e così poveri? Tanto per iniziare abbassando il tacco, che diventava di un paio di centimetri al massimo, ma piccolo, quasi invisibile, arretrato e nascosto. Poi riducendo al minimo la parte chiusa. In modo che solo la punta delle dita entrasse dentro la scarpa, lasciando in vista la "scollatura" delle dita stesse.
In questo modo si otteneva un effetto fortemente sexy non soltanto esibendo quasi tutto il piede della donna, ma anche richiedendole una camminata particolarmente sforzata e difficile. La volontaria che si autopuniva con queste scarpine (ma per sedurre gli uomini) doveva camminare tenendo a fatica le scarpe con la sola punta delle dita, dietro la scarpa era libera e doveva essere di nuovo indossata ad ogni passo, il tacco piccolissimo era un ulteriore elemento di difficoltà, ogni asperità dei marciapiedi doveva essere attentamente valutata. I diabolici creatori di moda avevano in pratica inventato una versione addolcita delle scarpe tremende delle cortigiane cinesi.
Ho sentito una ragazza che diceva divertita "sembra di camminare sulle uova!" ma indossava orgogliosa i suoi minuscoli sabot.

Impossibile, apparentemente, correre per prendere un autobus, o camminare distratte dal telefonino, o guidare, o appoggiare a terra i piedi dallo scooter senza lasciare la scarpina al semaforo (imitando Cenerentola).
Eppure le nostre dolci italiane hanno adottato in massa questi sabot sexy, e sono riuscite a fare tutto lo stesso. Diaboliche tentatrici.

Pian piano si è creata anche una variante. In fondo cosa c'è di più basicamente sexy che il piede assolutamente nudo? Camminare per una città a piedi nudi è un po' esagerato, l'effetto non è più tanto sexy, visto come si riduce il povero piede della signorina. Lo fanno ogni tanto le straniere a Roma, tormentate da scarpe troppo strette, poi in albergo striglieranno bene le estremità.

Ma si può simulare il piede nudo con un sabot senza tacco o con un anch'esso, realizzato. Solo una minuscola, bassissima, quasi inesistente, suola separa il piede nudo dalla rozza strada, dai marciapiedi e dall'asfalto bollente della città d'estate.

La parte chiusa del sabot poteva poi essere trasparente (mostrando così le dita in controluce) oppure ridotto al minimo, o a punta, come la ciabatta di una baiadera. Altrettanti trucchi per attirare l'attenzione su quelle incongrue calzature, più comode comunque dei sabot col piccolo tacco che le hanno precedute.

Quale sarà la prossima invenzione?
Pubblicato originariamente il 30-8-2007.

martedì 26 maggio 2009

Le italiane vanno a spasso

Non sempre le italiane sono eleganti, a volte si vestono come se dovessero andare a rimorchiare, intendo, anche per andare al cinema, al ristorante o in pizzeria, magari con i figli, oppure al supermercato. Ne vedi parecchie, in genere tra i 30 e i 40 anni, esibire scollature a V fino all’ombelico, i grossi seni tirati su dai reggiseno imbottiti e prorompenti, oppure con scollature quadrate che spingono le tette tra loro evidenziando lo spacco in mezzo. E non importa se il decolletè è un po’ rovinato, magari da rughette che denunciano l’età over 40, oppure da macchie da eccesso di abbronzatura piccole, medie o addirittura fitte. Esibiscono orgogliosamente anche l’imperfezione, con un’aria da “tanti ci morirebbero per queste tette, con tutte le macchie”.

Quando non c’è la scollatura c’è la trasparenza, la maglietta nera lascia vedere tutto sotto, e senza problemi la signora si mette un reggiseno bianco che tutti possono vedere nei dettagli, fino al tipo di pizzo, forse gli esperti individuano anche la marca. Oppure la maglietta o la camicetta è lavorata e allora non c’è neanche il reggiseno, e questo vale soprattutto per i seni piccoli, per le prime o le seconde, che si intravedono, capezzoli compresi, dietro alla stoffa velata, scura, ma penetrabile alla luce.I capezzoli passano attraverso anche la stoffa, ma questo forse è involontario e capita anche a quelle che non partecipano a questo nuovo gioco di società.

Ai piedi indossano scarpe coi tacchi alti, qualche volta vertiginosi, soprattutto quei sandali super-sexy, formati da sottili strisce nere lucide che trattengono a malapena il piede, adornato per giunte da unghie smaltate, non solo il classico rosso, a volte nere, viola o blu. Dietro 10, anche 12 centimetri di tacco, che può essere anche a stiletto, di solito su scarpe alte a punta.

Immancabile il braccialetto alla caviglia, accessorio tra i più intriganti ed equivoci, quasi sempre un filo d’oro, a volte ornato d’argento, da araba, ultimamente anche rigido. Quelli d’oro poi li lasciano anche d’inverno, e traspaiono attraverso le calze chiare. E i braccialetti li portano anche donne insospettabili, quasi del tipo massaia. Il braccialetto: uno dei tanti accessori feticisti passati direttamente dal corredo della cortigiana a quello della donna piccolo-borghese.

C’è anche il dilagante tatuaggio, esibito sulle spalle, sul braccio, sul polso, e qui l’aspetto sexy è molto allusivo, ma anche sui glutei, e il disegnino occhieggia dal bikini alto della signora, probabilmente una impiegata, magari una dirigente, che pigramente prende il sole, sarà un piccolo regalo per il suo uomo, pensiamo, o proprio è parte della immagine che vuol dare di se, quel marchio sul sedere che rimanda, allude alla perversione masochista di “O”?

 E qualcuna, sempre senza vergogna, espone anche un tatuaggio sul seno, “che male”, pensano le altre donne, ma chissà, forse invidiano il coraggio spavaldo della loro collega. E se il tatuaggio si ferma, è per lasciare il passo al piercing, sugli ombelichi lasciati scoperti dalle camicette e dalle magliette troppo corte, rese ancora più corte non soltanto dai pantaloni a vita bassa, ma soprattutto dai reggiseno a balconcino che spingono in su i seni, facendo guadagnare 1-2 misure, e non è che quelle che portano la terza o la quarta si astengono dall’adottarli.

Sotto portano spesso i pantaloni, fasciati, a vita bassa od alta, stretch, incollati alle cosce che sempre meno esibiscono pappagalli ma anzi fianchi ad anfora non disprezzabili, e i glutei, anche se cellulitici, sono esibiti attraverso la stoffa leggera dei pantaloni, che niente nasconde. I pantaloni sono bianchi o neri, in tutti i casi lasciano vedere senza problemi il profilo delle mutande che, come minimo, sono sgambatissime, in grado di coprire si e no mezza chiappa. Ma più spesso sono tanga, perizomi, che si indovinano perfettamente nella parte sopra, dove si allargano in vita, e non c’è dubbio che si insinuano nel solco delle natiche.

E magari si tratta di mamme con i loro figlioletti intorno, che chiedono petulanti un altro gelato perché quello appena comprato non gli piace, mentre il marito parla di Formula 1 con il cognato o telefona con il cellulare. Come faranno a navigare accanto agli altri con la sensazione degli occhi maschili, ma anche femminili, sulle loro natiche tirate su dai pantaloni attillati, sulle mutandine minime in trasparenza, ondeggianti sui tacchi alti, il seno che quando si abbassano per pulire la bocca la figlio esce quasi dalla scollatura, anche per effetto del reggiseno pop-up? L’uomo che nel cinema affollato sta davanti a lei non manca di incollare lo sguardo, volente o nolente, ai due seni pendenti della giovane madre, probabilmente non un granché sodi e neanche abbondanti, ma esibiti così, vengono pensieri del tipo “attrazione fatale”.

E’ strano notare come tutti questi tipi di donne, che ti chiedi come possano andare in giro così seminude e provocanti, siano chiaramente non delle professioniste del sesso, al massimo donne disinvolte, ed invece la professionista, non necessariamente puttana tradizionale, magari attricetta, hostess, probabilmente slava, mantenuta di vario tipo dalla faccia da delinquente barra pappone che la accompagna, si individua subito da qualche particolare esagerato, dal trucco fuori moda, dai particolare non ben assortiti, loro non citano accessori mignotteschi, li vivono.

Quelle che portano la gonna oscillano tra minigonne a mezza coscia, nere, e spesso sono quelle di gamba forte, polpacci in evidenza, coscia forte. Le altre optano per gonne con lo spacco, in tutti i casi sedersi vuol dire mostrare completamente le cosce, in macchina, sulle sedie dei bar, sullo scooter, sulle poltrone delle sale di aspetto dei cinema, ma la cosa sembra che dia loro solo un imbarazzo minimo o nullo.

Le gambe sono nude, abbronzate fino ad autunno inoltrato. Poi arriva il periodo delle calze a rete, raramente color carne, più spesso nere o blu, comunque scure, insomma la calza a rete corredo tipico della entreneuse diventata accessorio di uso comune da diversi anni in qua. E l’effetto della calza a rete (che è sempre un collant) con la gonna che si solleva, e’ assicurato. E sotto? Certo non portano con le calze a rete mutandine bianche sloggi, possiamo immaginare il tanga e il sedere nudo fasciato e decorato dal collant.

Non mancano neanche le gonne lunghe, magari con scarpe basse, mocassini, Tod’s, o sandali bassissimi, ma gonne lunghe semi trasparenti, e sopra il seno in mostra, e l'’ombelico di fuori, non coperto dalla camicetta corta. E mettendosi artisticamente in controluce mostrano a tutti lo stacco di gambe sotto alla ampia gonna hippy, ancora più pregevole perché velato.

Per quale motivo si vestono così? Per alcune, poche, può essere un gioco sottinteso con il marito, un gioco vagamente esibizionista, ma la maggioranza lo fa in modo spontaneo, senza secondi fini, almeno immediati. Certo non vanno a rimorchiare, anche se la tenuta lo farebbe pensare, perché sono zavorrate dal fidanzato o marito e, spesso, dai figli. Certo non si uniformano al costume, come fanno magari a volte le ragazzine adolescenti, nel senso che anzi sembrano osare oltre quello che fanno le altre donne, cioè giocano a mostrare di più, a farsi guardare con un misto di invidia e di scandalo dalle altre.

Sono naturali, spontanee, neanche se ne accorgono (apparentemente) che stanno mostrando le loro beltà a mezza città, sotto l’occhio distratto del marito, neanche se ne accorgono o anzi sprezzano gli sguardi delle altre donne, quelle serie, che guardano sconcertate il loro look.
Probabilmente pensano, forse a ragione, che quegli sguardi non sono in realtà di riprovazione, ma di sorpresa interessata, sta venendo loro una nuova idea su come mostrare i seni, oppure stanno lottando con il desiderio di passare anche loro tra le esibizioniste e superare qualche residua timidezza, magari suggerita da una insufficienza di materia prima (che so, seno piccolo, gambe corte).
Con queste considerazioni in testa vanno avanti tranquille, noncuranti, impermeabili agli sguardi che sentono sulla nuca, declassati ad invidia o a desiderio impotente, che va sempre bene: “guardare e non toccare son cose da crepare”.
E dopo le vasche in centro, o al big cinema, o al centro commerciale, ritornano a casa un po’ frustrate, hanno replicato qualche carnevale della loro adolescenza (non necessariamente caduto in febbraio) e i tentativi di prendere il centro dell’attenzione, con i capelli rossi e verdi, con gli anelli alle sopracciglia, e ora che maneggiano più destramente la comunicazione non verbale, con il messaggio e il richiamo sessuale. L’importante per loro è sfuggire l’anonimato, ma tutto in modo molto implicito, molto automatico, senza progettare alcunché, con la stessa naturalezza obbligata con la quale il manager si mette il completo grigio, la camicia azzurra, la cravatta blu.


(Pubblicato originariamente il 8-7-2007)

lunedì 25 maggio 2009

Le scarpine delle italiane

Da quando l'uomo occidentale ha un interesse speciale per i piedini delle sue compagne, possibilmente costretti in eleganti scarpine con il tacco alto?
Perlomeno dai tempi della favola di Cenerentola, con la sua scarpetta di vetro e il piedino più piccolo e grazioso del reame.
Sicuramente dagli stessi anni la donna occidentale, e italiana in particolare, trova un particolare piacere nell'indossare scarpine con i tacchi alti e verificare gli sguardi di interesse e di approvazione degli uomini che la circondano. Un interesse diventato sempre più attento da quando le gonne si sono accorciate e, oltre ai piedini, era possibile vedere una buona parte delle gambe, magari tutte le gambe, inguainate in calze di seta o di nylon, in collant o giarrettiere, o nude e accuratamente depilate.
All'inizio fu il decolletè, quelle scarpe che gli americani chiamano pumps e che davano slancio alle eleganti figure di donna in abiti Dior degli anni '50, con ampie gonne poco sotto il ginocchio e vita stretta.
Il decollete dopo quella stagione felice è rimasto sempre con noi (per fortuna) con solo brevi interruzioni nei trasgressivi anni '60 e nei barbari anni '70, ed è la soluzione preferita per la donna seduttiva, ancora meglio se dentro la scarpa chiusa piede (e gamba) non sono costretti nelle calze, ma esposti e abbronzati.
Ma d'estate il piedino della donna poteva essere anche liberato ed esposto, per poter osservare la perfezione della forma, le dita proporzionate secondo un arco, le unghie attentamente curate e laccate con colori vivaci, innaturali, decorativi. Erano i sandali con i tacchi alti, anch'essi nati in quella stagione di finto perbenismo e nuovo sotterraneo edonismo, gli anni '50, e anch'essi rimasti per sempre tra noi, con tacchi sempre più alti, e particolari sempre più intriganti. Come i lacci tipo schiava, arrotolati su per il polpaccio. Come la dimensione sempre più ridotta delle fasce che mantengono i piedini in posizione, ridotti pian piano a livello di stringhe quasi invisibili. Come l'assenza di ogni forma di contenimento per la caviglia, e la conseguente necessità per la seduttrice, di camminare con attenzione, passi corti e sedere alto e stretto, per mantenere la scarpa con la sola punta dei piedi.
Ma poi sono arrivate altre varianti, timidamente negli anni '60, ma in modo più convinto negli anni 2000, una elaborazione della calzatura più antica del mondo, quella che ora chiamiamo infradito. Quella che negli anni '60, quando è stata lanciata in Italia, veniva chiamata rock 'n roll, e poi più tardi nei '70 samurai, e che gli americani chiamano flip-flop. Ma una banale ciabatta flip-flop può anche diventare una calzatura intrigante, se l'infradito è utilizzato per tenere ben fermo il piede in un elegante sandalo con i tacchi alti. E il tutto può essere anche arricchito da una stringa che sale, ricordando le calzature della schiave dell'antica Roma. Ah, le schiave, che non potevano dire di no, forse neanche volevano dire di no. E poi può essere ulteriormente arricchito da un piedino aggraziato come quello della mia amica.
Negli anni 2000 è arrivata anche un'altra moda, per tutte le donne, direttamente dall'immaginario sado-maso: le scarpe con i tacchi alti delle dominatrici e delle sottomesse, di Sweet Gwendoline e delle accolite di Sir Distic D'Arcy (l'eroina degli anni '50 i John Willie), gli stivali a punta e stringati, le decolletè arricchite di catenine e cavigliere, i tacchi di acciaio a stiletto. Incredibile vedere il sogno di un feticista (a stadio avanzato) ai piedi delle impiegate, nella vita di tutti i giorni, eppure per lunghi anni è andata proprio così.
I creatori di moda di scarpe (che sono ignoti, a differenza di quelli notissimi dei vestiti) hanno però ideato qualcosa che andasse ancora avanti, scoprendo altre sfaccettature dell'erotismo legato al piede femminile, il nuovo sabot sexy.
(continua)

Foto (dall'alto in basso): Pubblicità Internet  / Sergio Rossi / Yoox 2007 / Italian Style / Internt (Fergie) / Copyright implicito, materiale Internet public domain, segnalare eventuali richieste di cancellazione con un commento)

Pubblicato originariamente il 30-7-2007

domenica 24 maggio 2009

I piedini delle italiane

Un tempo la primavera e poi, subito dopo, l'estate erano annunciate dai piedini delle italiane. Che facevano capolino sul cruscotto dell'auto. Le italiane si toglievano le calze e si mettevano i sandali ai primi caldi, dopo aver fatto tutto quanto necessario per il nuovo splendido anno (depilazione perfetta e una leggera abbronzatura). E, al posto del passeggero, a fianco del loro uomo, allungavano la schiena sul sedile e appoggiavano i piedini sul cruscotto, proprio sotto il vetro. Lo faceva anche la mia italiana. E molte altre, e l'occhio cadeva sui loro piedi perfettamente curati e abbronzati, le unghie laccate, magari una catenina che circondava una caviglia.

Poi è arrivato l'air-bag. Anche per il passeggero. Loro hanno continuato per un po', ma l'italiano accanto ad esse continuava a ripetere, noioso, che in caso di incidente l'air-bag sarebbe uscito fuori, che quella posizione proprio non andava bene. Forse lo infastidivano anche quei piedi e quelle gambe, che attiravano non solo le sue, ma anche le occhiate degli altri italiani.

E così piano piano quei piedini sono spariti, solo qualche distratta giovane signora, a fianco di un italiano alla guida di una macchina molto ma molto vecchia, oppure una ragazza noncurante, hanno continuato, ma solo per poco.

Un'altra delle tante cose da rimpiangere? Per fortuna no, perché poi sono arrivati gli scooter. E i piedi delle italiane e le loro scarpe eleganti ed estrose, dai tacchi altissimi, sono tornate di nuovo visibili a tutti gli ammiratori del genere. Ci sono quelle che guidano tutte in avanti "in pizzo" alla sella, e i piedi sono all'indietro, leggermente in dentro, con una posizione che esalta la curva della caviglia. Ci sono quelle altere, a schiena dritta, coi tacchi importanti ben piantati sul pianale dello scooter. D'inverno possono anche essere coperti dal "tucano", ma d'estate tornano fuori, costretti in sandali quasi impossibili da portare o negligentemente appoggiati in supercomodi ma inesistenti infradito, i piedini delle italiane.

Non per tutti però, i guidatori di altissimi monovolume e dominanti SUV si trovano troppo in alto per avere una visione adeguata. Solo i guidatori di vetture basse e sportive, come la mia, hanno il privilegio di avere proprio davanti agli occhi, a volte a poche decine di centimetri, le eleganti, estrose, a volte arroganti, scarpine che adornano i piedini delle italiane.

Pubblicato originariamente il 3-7-2007